Dalla piccola grata quel raggio di luce polveroso solca le ragnatele togliendo dall’’ombra la mia mano, che carezza piano, la costola di un raccoglitore di monete. Nella cantina, monete di modesto valore tutte insieme sono la collezione della zia, insieme ad un catalogo rigorosamente scritto a mano.
Trovata anche una sveglia meccanica in latta, con una gallinella che becca, una volta muoveva la testa scandendo il secondo. Trovato un vecchio pallone di cuoio, un mangiadischi, un bollitore con una siringa in vetro. E laggiù le cose un po’ più recenti, ma sempre dimenticate. Tutto questo mi viene incontro nel tentativo di portarmi indietro nel tempo e scopro che ogni oggetto ha un odore, anche inorganico, ma un odore che completa i miei ricordi. L’odore degli oggetti muta nel tempo, ma conserva la fragranza iniziale. Siamo stati capaci di immortalare ogni cosa, ma non gli odori, perché questi restano ancora prerogativa del presente. Lampi e sprazzi di luce, voci, rievocate dal tenero senso dell’olfatto. Chiudo la porta di ferro della cantina, adesso il presente ritorna con vigore, padrone assoluto dell’esistenza.