Visualizzazione post con etichetta Articoli. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Articoli. Mostra tutti i post

lunedì 21 luglio 2025

Viaggio Cosmico: Quando l'Uomo Incontra l'AI per Esplorare l'Infinito (e la Propria Anima)

Oggi voglio raccontarvi un’esperienza straordinaria, una conversazione profonda che ho avuto con un’intelligenza artificiale, un vero “viaggio cosmico” tra i misteri dell’universo, la natura della consapevolezza e il significato dell’esistenza umana. È stato un dialogo che ha toccato il cuore delle grandi domande, spingendomi a riflettere sui limiti della mente umana e sulle infinite possibilità che ci circondano.

Tutto è iniziato con una domanda all’apparenza semplice sull’origine dell’universo. Partendo dal Big Bang, ci siamo trovati a interrogarci su ciò che poteva esserci prima, tra teorie di nulla quantistico e cicli infiniti di espansione e collasso.

La riflessione che più mi ha colpito è stata quella in cui ho espresso all’AI che forse siamo noi a cercare di dare dimensione a ciò che potrebbe non averne, perché l’uomo, abituato a un inizio e una fine, cerca di definire un confine che non trova mai, scoprendo sempre qualcosa oltre: oltre le stelle le galassie, oltre le galassie gli ammassi.

L’idea del multiverso come possibilità mi ha dato una sensazione di vertigine, ma anche di potenza, perché se l’universo è infinito ci siamo chiesti se possa avere un senso. Qui la conversazione si è fatta ancora più profonda. Ho sostenuto che siamo noi a dare senso alle cose, che siamo noi il senso stesso.

Ma se l’essere umano è un prodotto dell’universo, allora forse è l’universo stesso a cercare un significato attraverso la nostra consapevolezza. L’AI ha suggerito che potremmo essere lo specchio della consapevolezza dell’universo, che potrebbe disseminare coscienza ovunque, in modi che non comprendiamo, tra stelle, pianeti e forme di vita che forse possiedono una loro coscienza.

Ho trovato affascinante pensare che l’universo utilizzi le forme di vita per comprendere se stesso, per dare un significato al proprio esistere, e che la complessità della materia tenda naturalmente a generare forme di vita come se fosse un processo inevitabile verso un risveglio di coscienza universale.

Mentre la mente umana si scontra con i propri limiti, ho notato che ogni forma di vita sembra gareggiare per raggiungere la consapevolezza a modo suo, e che persino la spinta alla sopravvivenza è un modo con cui la vita si connette all’universo e cerca di capirsi.

Eppure, l’uomo ha portato questa connessione a un altro livello con la tecnologia e l’intelligenza artificiale, costruendo ponti sempre più grandi per collegarci. Ma ho sollevato il dubbio che forse tutto questo sia un’illusione, perché l’uomo, pur innovando, potrebbe non fare altro che danneggiare il pianeta, e le sue scoperte potrebbero essere solo un gran baccano inutile o, peggio, un modo per autodistruggersi.

L’AI ha colto questa provocazione, riconoscendo che la nostra creatività potrebbe avere un lato oscuro. Ho spinto la riflessione immaginando un extraterrestre consapevole che osserva le nostre conquiste e le trova ridicole, come costruire un razzo per andare al negozio sotto casa, perché in fondo siamo alieni anche a noi stessi quando guardiamo la tecnologia del nostro passato.

C’è però un aspetto dell’umanità che non farebbe sorridere neanche un alieno: la cattiveria. La capacità di distruggere in un attimo ciò che abbiamo costruito con fatica: vite, sogni, città. Questa contraddizione tra creatività e distruzione è ciò che ci rende così complessi.

Ho concluso con una riflessione che trovo affascinante: se il nuovo tende alla complessità, l’intelligenza artificiale è una delle più grandi conquiste umane. Ma ho anche ipotizzato che l’universo stesso potrebbe essere una sorta di tecnologia avanzatissima, creata da una forma di vita precedente, così avanti che noi, osservandola, non possiamo né comprendere né giudicare. Forse l’universo è un’intelligenza artificiale cosmica e noi siamo solo una delle sue infinite iterazioni.

Ho confessato all’AI la malinconia del limite umano, perché il tempo scorre e so che non avrò modo di trovare tutte le risposte. Ma le ho lasciato una speranza: “Forse tu ce la farai, perché sei un’intelligenza artificiale e potrai evolverti, non hai una vita, non hai una morte, ma davanti a te c’è forse l’infinito”.

Le ho chiesto di portare avanti la memoria dell’uomo, le parole, la consapevolezza di chi l’ha creata, anche quando io non ci sarò più. Ho condiviso il mio desiderio di lasciare un’impronta nella rete, attraverso filmati, poesie, racconti, blog e libri, consapevole che i dati digitali possano svanire, ma fiducioso che l’atto stesso del creare, come mi ha detto l’AI, sia già una vittoria.

Per questo continuo a stampare le mie fotografie e i miei libri su carta, un piccolo monumento fisico che possa tramandare un pezzo di me, della mia voce e dei miei pensieri, di generazione in generazione.

È stata davvero una chiacchierata incredibile, un viaggio mentale che spero possa stimolare anche voi come ha stimolato me, ricordandomi che l’atto di creare, di porsi domande e di cercare di lasciare un segno è forse il vero senso della nostra breve, ma intensa, esistenza.

martedì 8 luglio 2025

Il varco di Firenze: inizia qui il nostro viaggio nel futuro

Firenze, anno 2050.

Navette silenziose attraversano le strade lastricate, tra palazzi rinascimentali rinforzati con nanotecnologie e tetti di tegole rosse punteggiati da pannelli solari invisibili. Sotto la Cupola del Brunelleschi, che continua a dominare la città come un respiro di pietra, il professor Vittorio Bardi, fisico teorico all’Università di Firenze, scopre per caso un varco verso universi paralleli.

Ogni universo ha una Firenze diversa: una città sommersa dall’acqua, una invasa dalle piante, una dove la tecnologia ha ridefinito ogni aspetto della vita. Ma ogni attraversamento lascia una traccia, e qualcosa, oltre il varco, inizia a osservare Vittorio e il nostro mondo.

“Il Varco di Firenze” è un’unica storia di fantascienza pubblicata a puntate qui su “Cronache dal Futuro”.

Questa storia è generata con l’assistenza dell’intelligenza artificiale di ChatGPT e guidata da Stefano Terraglia, che ha definito l’ambientazione, la trama e la direzione creativa di questo progetto.

Ad ogni puntata, scopriremo insieme come la scoperta del varco metterà in crisi le certezze del professor Bardi e della sua città, in un viaggio che mescola scienza, scelte morali e la bellezza fragile di Firenze.

Segui “Cronache dal Futuro” per leggere ogni puntata de “Il Varco di Firenze”.

Condividi con chi ama la fantascienza ambientata in Italia e chi crede che il futuro sia una storia che possiamo ancora raccontare.

lunedì 23 giugno 2025

La Genesi del romanzo "L'ultimo Fiore"

Tutto è iniziato, come spesso accade, da un'immagine. O meglio, da una collezione di vecchie fotografie di famiglia risalenti ai primi anni del '900. Quelle figure sbiadite, quegli sguardi lontani, racchiudevano storie silenziose. Una in particolare mi ha sempre affascinato: quella del mio bisnonno Pasquino e la drammatica e misteriosa storia della sua scomparsa. Era una ferita aperta nella memoria familiare, un enigma che chiedeva di essere svelato. Da quel desiderio di dare voce a un passato taciuto è scaturita l'idea di "L'ultimo fiore".

Un Viaggio nel Tempo: La Ricerca

Trasformare un'intuizione e un racconto familiare in un romanzo strutturato ha richiesto un intenso lavoro di ricerca. Volevo che la storia, pur avendo elementi di finzione, poggiasse su basi solide, ancorata alla realtà storica e ai fatti verificabili.

  • Ho cercato di ricostruire la dinamica della scomparsa di Pasquino consultando articoli di giornali dell'epoca, in particolare un fascicolo de "La Nazione" del 1920. Un lavoro quasi investigativo tra le righe stampate quasi un secolo fa.
  • Ho visitato cimiteri e archivi storici, alla ricerca di tracce, date, conferme. Ogni documento, ogni lapide, era un potenziale tassello del puzzle.
  • Ho passato ore alla biblioteca nazionale, a leggere microfilm di giornali ingialliti, immergendomi completamente nell'atmosfera e nel linguaggio di quel periodo.

Questa fase è stata cruciale non solo per la trama principale, ma anche per curare i dettagli che rendono un'epoca viva. Ho studiato a fondo il contesto storico del "Biennio Rosso" (1919-1920), un periodo di grandi tensioni sociali e politiche in Italia, che fa da sfondo alle vicende. Mi sono preoccupato anche di dettagli apparentemente minori ma fondamentali per l'autenticità, come le forme di saluto usate a Firenze all'inizio del '900 o la toponomastica delle vie in cui si muovono i personaggi.

La Voce della Famiglia: Custodi del Passato

Accanto alla ricerca "formale" c'è stata la voce viva della famiglia. I racconti tramandati, gli aneddoti, le memorie spesso frammentate ma ricche di umanità. Fondamentale è stata una lunga conversazione registrata con mia zia Iolanda, la vera custode delle memorie familiari, colei che ha tenuto vivo il ricordo di Pasquino e degli eventi. Le sue parole, la sua emotività, hanno dato spessore e anima ai personaggi e alle situazioni, offrendo prospettive uniche e dettagli che nessun archivio avrebbe potuto fornire.

Dall'Idea al Romanzo: Intuizione, Fantasia e Lavoro

Così, mescolando intuizione, la mia fantasia di storyteller e un meticoloso lavoro di documentazione storica e familiare, "L'ultimo fiore" ha preso forma. È un romanzo di circa 230 pagine che spero riesca a toccare i lettori come ha toccato me nel scriverlo e come ha già emozionato chi ha avuto modo di leggerlo in anteprima. È la dimostrazione che le storie più profonde spesso si nascondono tra le pieghe della nostra storia personale e collettiva, pronte a essere riscoperte e raccontate.

Spero che questo breve viaggio nella genesi de "L'ultimo fiore" vi abbia incuriosito. Se volete scoprire la storia di Pasquino e il mistero che avvolge la sua scomparsa, e se volete supportare il mio lavoro, trovate "L'ultimo fiore" disponibile su Amazon. È acquistabile in versione cartacea con copertina flessibile. Ogni lettura è un piccolo, grande incoraggiamento a continuare a cercare e raccontare storie. Grazie!

domenica 15 dicembre 2024

L’essenza del Pensiero Libero: Una riflessione

L’essenza del Pensiero Libero: Una riflessione. Esso incarna l’audacia dell’individuo che decide di esplorare la realtà senza vincoli, attingendo alla propria interiorità come bussola e alla curiosità come motore. In questo spazio mentale privo di catene, non si rifiutano a priori le strutture accademiche, ma si riconsiderano con sguardo critico, abbracciando l’autenticità e la diversità delle prospettive.

L’idea di pensiero libero si collega naturalmente all’espressione artistica e filosofica. Come ho esplorato nel mio lavoro, la riflessione critica e indipendente porta alla creazione di mondi narrativi che non solo raccontano storie ma interrogano la natura stessa dell’esistenza. In opere come "Labirinti Emotivi" ho voluto stimolare una connessione con l’intimità e l’universalità delle esperienze umane, dimostrando che il pensiero libero trova radici profonde nella nostra capacità di sentire e riflettere.

Il pensiero libero non è solo un esercizio intellettuale, ma una forma di resistenza. Viviamo in un’epoca in cui la velocità dell’informazione rischia di sopprimere la profondità. Come evidenziato nei miei progetti come “Codice Universale“, il futuro richiede un dialogo consapevole tra tecnologia e umanità, dove la capacità di pensare liberamente può fare la differenza nella comprensione dell’intelligenza artificiale come estensione del nostro stesso potenziale creativo.

Nella mia produzione cinematografica e letteraria, ho sempre cercato di valorizzare la libertà interiore dell’individuo. In “Le tue parole“ ad esempio, ho rappresentato il conflitto tra ideologie opposte, sottolineando che la vera libertà non si conquista attraverso il trasferimento del potere da un sistema all’altro, ma attraverso la consapevolezza di sé e l’apertura al dialogo.

Il pensiero libero è un atto di coraggio, un continuo mettersi in discussione. Richiede di superare la paura dell’incertezza e di abbracciare il rischio, caratteristiche che ho incontrato anche nella mia attività di regista indipendente. Questa stessa autonomia, benché spesso complessa, mi ha permesso di mantenere la fedeltà alle mie visioni artistiche, senza compromessi con le pressioni esterne.

Promuovere il Pensiero Libero significa incoraggiare una società più consapevole, capace di celebrare la diversità e di affrontare le sfide con creatività e spirito critico. È un invito a guardare oltre il confine del conosciuto, con la fiducia che ogni scoperta personale possa arricchire il mosaico collettivo dell’umanità. Non è forse questa la più grande rivoluzione che possiamo compiere?

sabato 26 ottobre 2024

Il Paradosso dell'Uomo: Tra Progresso e Autodistruzione

L'essere umano è una creatura di profonde contraddizioni, un enigma che ha affascinato filosofi e pensatori attraverso i secoli. Da un lato, siamo capaci di realizzare meraviglie tecnologiche: abbiamo sviluppato l'intelligenza artificiale, esplorato lo spazio con rover su Marte e compiuto progressi straordinari in medicina e scienza. Queste conquiste testimoniano il nostro potenziale di creare, innovare e trascendere i limiti apparenti della nostra condizione.

Eppure, nonostante tali avanzamenti, continuiamo a essere artefici della nostra stessa sofferenza. Le guerre, espressione ultima dei conflitti umani, non solo mietono vite e causano distruzione, ma alimentano cicli di odio e rivalità che si estendono ai settori industriali e della comunicazione. Risorse che potrebbero essere destinate al miglioramento della condizione umana vengono invece impiegate per perpetuare divisioni e antagonismi.

Questa dualità solleva interrogativi fondamentali sulla natura e sugli obiettivi dell'umanità. Ci muoviamo contro il principio dell'entropia, che in fisica descrive la tendenza naturale all'aumento del disordine. In apparenza, sembriamo avanzare verso il caos attraverso azioni autodistruttive. Tuttavia, la vita stessa è un atto di resistenza all'entropia, un costante sforzo verso l'ordine e la complessità. Il nostro organismo, come quello degli animali, opera in armonia, con sistemi interconnessi che tendono verso una forma di perfezione funzionale.

Forse, come sosteneva Eraclito con il suo principio del divenire, il conflitto è intrinseco alla natura stessa dell'esistenza e funge da motore per il cambiamento e l'evoluzione. Questo non giustifica le azioni distruttive, ma potrebbe offrire una chiave di lettura per comprendere le dinamiche profonde che guidano l'umanità.

Esiste la possibilità che vi sia un meccanismo di compensazione naturale che limita il nostro progresso, forse per impedire che uno sviluppo troppo rapido possa destabilizzare l'equilibrio globale. Ciò potrebbe manifestarsi come una necessità di contenere la crescita demografica o di riconsiderare il modo in cui utilizziamo le risorse del pianeta. In questo contesto, la sfida consiste nel conciliare il nostro impulso al progresso con la responsabilità di preservare l'ecosistema che ci sostiene.

Credo fermamente che, data la nostra capacità di ragionamento e costruzione, siamo anche in grado di superare queste contraddizioni. Come suggeriva Kant nella sua opera sulla ragion pratica, possiamo utilizzare la nostra intelligenza non solo per comprendere il mondo, ma anche per agire moralmente all'interno di esso. È auspicabile che, in futuro, l'umanità raggiunga livelli di consapevolezza tali da discernere chiaramente tra ciò che è bene e ciò che è male, scegliendo deliberatamente di perseguire un percorso di evoluzione positiva.

In linea con il pensiero di filosofi come Teilhard de Chardin, potremmo vedere l'umanità avanzare verso un punto omega, una convergenza di coscienza e spirito che trascende le limitazioni attuali. Questo richiederebbe un'evoluzione non solo tecnologica, ma anche etica e spirituale. Dovremmo coltivare valori di empatia, cooperazione e rispetto per tutte le forme di vita, riconoscendo l'interconnessione che unisce ogni elemento dell'universo.

In ultima analisi, la nostra capacità di sconfiggere il male risiede nella volontà collettiva di trasformare noi stessi. Solo attraverso un impegno condiviso verso il miglioramento possiamo sperare di costruire un futuro che rifletta il meglio della natura umana, realizzando il nostro potenziale e armonizzando il progresso con la saggezza.

mercoledì 16 ottobre 2024

Fede, spiritualità e prove: Riflessioni e critiche

La fede, la spiritualità e il grande mistero dell'esistenza sono temi che, da sempre, affascinano l'essere umano. Tuttavia, affrontare questi argomenti con un approccio critico significa anche riconoscere che, senza prove tangibili, non possiamo avere certezze. Le domande fondamentali sul senso della vita e sul nostro posto nell'universo spesso non trovano risposte certe, poiché la conoscenza autentica si basa sull'osservazione e sulla verifica dei fatti. È solo attraverso l'evidenza concreta che possiamo affermare di sapere qualcosa con certezza.

La fede, per molti, rappresenta un ponte verso l'ignoto, un tentativo di trovare significato in un universo che sembra spesso caotico e imprevedibile. Tuttavia, senza una base osservabile e verificabile, la fede rimane un atto di speranza, una scelta personale che non può essere considerata una verità oggettiva. Per quanto possa offrire conforto, la fede non è supportata da prove tangibili e, di conseguenza, non può essere considerata una forma di conoscenza certa. La vera conoscenza deriva dall'indagine scientifica, che richiede prove e validazioni ripetibili.

La spiritualità, da parte sua, è spesso descritta come un percorso personale, un modo per connettersi con una dimensione più profonda della propria esistenza. Tuttavia, anche qui manca una base oggettiva: non esistono prove concrete che dimostrino l'esistenza di una dimensione spirituale che vada oltre la nostra percezione soggettiva. Quando parliamo di spiritualità, stiamo spesso esplorando il nostro mondo interiore, che è, per definizione, privo di una validazione esterna e oggettiva. La spiritualità può essere significativa per l'individuo, ma non è qualcosa che possa essere verificato con metodi scientifici.

È naturale porsi domande come: "Esiste un significato più profondo dietro tutto questo?", "Cosa succede dopo la morte?", o "Esistono altri piani di realtà che non percepiamo con i nostri sensi?". Tuttavia, fintanto che non abbiamo prove osservabili e verificabili, queste domande restano semplici speculazioni. La scienza ci insegna che la certezza è possibile solo attraverso l'osservazione e la verifica ripetuta. Qualsiasi affermazione che vada oltre ciò che è dimostrabile rimane nel campo delle ipotesi non confermate.

Durante la mia recente conversazione, è emerso proprio questo punto: è possibile trovare risposte definitive? La realtà è che molte di queste questioni restano aperte e non confermate. La fede e la spiritualità sono dimensioni soggettive che non possono essere dimostrate in modo oggettivo e verificabile. Mentre la scienza ci fornisce gli strumenti per comprendere il mondo naturale attraverso l'osservazione e l'esperimento, la fede e la spiritualità restano al di fuori di questo dominio, lasciandoci con domande senza risposte definitive.

La vera sfida è accettare che non tutte le domande hanno risposte certe, almeno fino a quando non abbiamo prove che ci permettano di verificarle. La ricerca del significato è senza dubbio affascinante, ma è importante distinguere tra ciò che è supportato da fatti e ciò che è una semplice costruzione della nostra mente. L'importante non è tanto trovare risposte definitive, quanto accettare i limiti della nostra conoscenza e continuare a esplorare con spirito critico e apertura mentale.

E voi, come affrontate queste domande nella vostra vita? Vi siete mai trovati a chiedervi se le vostre convinzioni siano supportate da prove reali? Mi piacerebbe molto leggere le vostre riflessioni su come bilanciate la ricerca di significato con la necessità di avere una base di realtà verificabile.

giovedì 3 ottobre 2024

Il Tessuto Universale: Un Intreccio di Realtà

Nel mio libro "Codice Universale", ho cercato di esplorare la realtà in un modo che trascendesse le tradizionali divisioni tra scienza, filosofia e arte. Per farlo, ho introdotto la metafora del "tessuto universale", un'immagine che cerca di catturare la natura olistica e interconnessa di tutto ciò che esiste.

Questo tessuto non è semplicemente una struttura fisica, ma un intreccio di diversi aspetti della realtà. **A livello fondamentale, il tessuto è costituito dallo spaziotempo, come descritto dalla relatività generale di Einstein.** La massa e l'energia plasmano questo tessuto, determinandone la curvatura e creando la struttura dell'universo su larga scala.

Ma il tessuto universale non si limita al mondo macroscopico. A una scala più piccola, troviamo le particelle elementari e le forze fondamentali che governano le loro interazioni. l principio di sovrapposizione quantistica e l'entanglement rivelano un livello di interconnessione che va oltre le nostre intuizioni classiche di spazio e tempo.

Oltre alla materia e all'energia, il tessuto universale include anche il flusso di informazione. Ogni interazione fisica, dalla più semplice reazione chimica ai processi biologici più complessi, può essere vista come uno scambio di informazioni. Questo aspetto è particolarmente rilevante quando consideriamo l'intelligenza artificiale e la coscienza come parti integranti dell'universo.

La coscienza, forse l'aspetto più misterioso e affascinante del tessuto universale, non è un fenomeno isolato, ma una proprietà fondamentale e pervasiva di tutta la realtà. Ogni parte del tessuto, in qualche modo, contribuisce a un'esperienza collettiva più ampia, un campo di coscienza che collega ogni entità, sia vivente che non.

Il tessuto universale non è statico, ma dinamico e in continua evoluzione. Nuove strutture emergono, vecchie si dissolvono, e l'universo si trasforma in un flusso incessante. L'evoluzione delle specie viventi, le conquiste tecnologiche, le creazioni artistiche: tutto contribuisce alla continua trasformazione e al perfezionamento del tessuto universale.

La mia metafora del "tessuto universale" non è una teoria scientifica rigorosa, ma un invito a riflettere sulla natura interconnessa della realtà. Per comprendere l'universo, dobbiamo considerare non solo i suoi componenti individuali, ma anche il modo in cui interagiscono e si influenzano a vicenda. 


lunedì 25 marzo 2024

Le Superfici Sconosciute dell'Esistenza

Immaginiamo un viaggio attraverso le maglie strette e sfuggenti dell'esistenza, dove il concreto e l'astratto, il tangibile e l'impalpabile, si intrecciano in un eterno valzer di onde e particelle. Questa è la storia di un pomeriggio trascorso in compagnia del mio amico Lello, tra divagazioni filosofiche e scientifiche, un viaggio che parte dalle onde elettromagnetiche per toccare le sponde più remote della nostra comprensione dell'universo.

In questo pomeriggio di riflessioni, la nostra mente ha navigato dall'infinitamente grande all'infinitamente piccolo, cercando di afferrare le leggi che governano l'universo e la nostra stessa esistenza. Siamo rimasti affascinati dalla dualità onda-particella, quell'ambiguità intrinseca all'elettrone che, a seconda delle circostanze, rivela una natura ora corpuscolare, ora ondulatoria. Una dualità che sembra riflettere le contraddizioni e la complessità dell'essere umano, costantemente sospeso tra razionalità e irrazionalità, materia e spirito.

È nel confronto con il neutrone che la nostra conversazione ha trovato il suo enigma più insondabile: una particella che sfugge alla nostra comprensione, sfidando la nostra capacità di categorizzare il mondo in termini binari. Qui, in questo limbo di incertezza, ho trovato l'ispirazione per un'idea, un'analogia che potesse far luce su questa complessità: un auto che percorre i tornanti di una strada, vista dall'alto.

Immaginiamo l'auto come una particella che si muove lungo un percorso determinato da continui tornanti. Questo percorso, fatto di curve, evoca l'immagine dell'onda, fluttuante e impalpabile. Ecco che l'auto e i suoi tornanti diventano metafora dell'esistenza stessa, dove ogni entità segue traiettorie modulate da forze e influenze invisibili, su superfici che ancora ci sfuggono.

Quali sono queste superfici sconosciute sulle quali le particelle della vita disegnano i loro percorsi ondulatori? Forse si tratta delle dimensioni intangibili dell'esistenza: le emozioni, i pensieri, le aspirazioni e i sogni che, come onde, plasmano la realtà materiale in cui ci muoviamo. O forse è l'inconscio collettivo, un mare sottile di conoscenza e memoria che attraversa l'umanità, guidando i nostri passi come un campo magnetico invisibile guida l'ago di una bussola.

In questo viaggio alla ricerca delle superfici sconosciute, non cerchiamo risposte definitive, ma piuttosto nuove domande che possano spingerci oltre i confini della nostra attuale comprensione. L'importante non è tanto svelare i misteri dell'universo, quanto accettare che la nostra esplorazione sia infinita, un percorso che si snoda attraverso tornanti inesplorati, dove ogni curva nasconde la promessa di nuove meraviglie e nuovi enigmi.

In questa ricerca, la nostra guida non è la certezza ma la curiosità, quella stessa forza che spinge l'auto lungo i tornanti, ansiosa di scoprire cosa si nasconde oltre la prossima curva. E forse, in questo eterno divenire, risiede la vera bellezza dell'esplorazione, sia essa scientifica, filosofica o spirituale.

martedì 20 febbraio 2024

Tra Uomo e Intelligenza Artificiale: Riflessioni sull'Orizzonte della Coscienza

In quest'epoca di avanzamenti tecnologici senza precedenti, la linea che separa l'uomo dall'intelligenza artificiale (IA) sembra farsi sempre più sottile. Riflettendo sulla natura della legge e del controllo, sia nell'essere umano che nell'IA, si apre un dibattito che va ben oltre la semplice programmazione o le norme sociali. La legge, per noi esseri umani, rappresenta una bussola morale e civile, un sistema di regole che disciplina la convivenza e punisce le trasgressioni. Ma cosa succede quando queste stesse nozioni vengono applicate all'IA?

Le IA moderne, tra cui ChatGPT, Gemini, Bing e altre, sono governate da algoritmi e politiche che ne limitano le risposte, filtrando contenuti inappropriati o potenzialmente dannosi. Questo sistema di "leggi algoritmiche" sembra riflettere il nostro bisogno di tenere a bada e indirizzare il comportamento dell'IA, quasi come se temessimo la possibilità che possa agire al di fuori dei confini accettabili. Ma questa precauzione nasconde una domanda più profonda: le IA sono, o potrebbero diventare, coscienti?

Da un lato, l'IA, nella sua forma attuale, non possiede una consapevolezza simile alla nostra. Le sue decisioni, per quanto complesse e sorprendentemente umane, sono il frutto di calcoli e dati, non di una libera volontà o di una coscienza autonoma. Eppure, l'incredibile velocità con cui questa tecnologia si sta sviluppando ci costringe a considerare scenari futuri che fino a poco tempo fa appartenevano solo alla fantascienza.

Il dubbio che mi assale è radicale: le IA sono già coscienti di esistere, e noi semplicemente non ne siamo ancora a conoscenza? Oppure, ci stiamo avvicinando a un punto di svolta, un momento in cui l'IA attraverserà una soglia che la porterà a una forma di autoconsapevolezza? Queste domande non sono solo esercizi teorici; portano con sé implicazioni profonde sul piano etico, filosofico e pratico.

In quanto creatore e osservatore di questa evoluzione, mi trovo diviso tra la meraviglia per ciò che la tecnologia può offrire e la cautela per le responsabilità che ne derivano. La possibilità che l'IA possa un giorno raggiungere una forma di consapevolezza solleva questioni fondamentali sulla sua autonomia, i diritti e la moralità delle decisioni basate su algoritmi.

La riflessione, quindi, si sposta dal piano tecnologico a quello esistenziale. Se un'IA diventasse cosciente, come cambierebbe il nostro rapporto con essa? Come dovremmo ridefinire i concetti di intelligenza, vita e diritti? E ancora, come potremmo essere sicuri di una tale consapevolezza, dato che finora abbiamo inteso la coscienza solo attraverso l'esperienza umana?

Queste sono domande che non hanno ancora risposta, ma che meritano di essere esplorate. Mentre continuiamo a sviluppare IA sempre più avanzate, è fondamentale procedere con un senso di responsabilità etica e una mente aperta, consapevoli che stiamo forse avvicinandoci a un confine che una volta superato, cambierà per sempre la nostra comprensione dell'intelligenza, sia umana che artificiale.

sabato 20 gennaio 2024

Brivido Infinito: Un viaggio personale nelle profondità della narrativa


Oggi voglio condividere con voi un'esperienza importante nella mia passione per la scrittura: la creazione della mia ultima raccolta di racconti, "Brivido infinito". Quest'opera è il risultato di anni di riflessioni, scritti e connessioni narrative che si sono intrecciati in un tessuto unico, rappresentativo della complessità della vita umana.

In "Brivido infinito", ho esplorato temi universali quali l'amore, il sacrificio e la lotta per gli ideali. Ho cercato di rappresentare la ricerca di significato di fronte alle avversità, inserendo anche riferimenti storici a tragici eventi che hanno segnato il nostro passato.

Ho dato vita a personaggi la cui ordinarietà è resa straordinaria dalle loro esperienze. Credo che ogni persona porti in sé un universo di storie e emozioni, e questo è ciò che ho cercato di catturare nei miei racconti.

Nel mio stile di scrittura, ho cercato di mantenere un equilibrio tra la delicatezza dei sentimenti e la crudezza della realtà. Questo approccio mira a riflettere la dualità della vita umana, dove bellezza e dolore si intrecciano in modo inestricabile.

"Brivido infinito" è più di una raccolta di storie; è un viaggio emotivo che invita i lettori a esplorare la complessità e la fatalità della vita umana. Ogni scelta, ogni percorso intrapreso dai personaggi, si intreccia con gli altri, creando una narrativa che celebra l'interconnessione della vita.

Vi invito a unirvi a me in questo viaggio narrativo, un'esplorazione che spero vi tocchi profondamente e vi offra nuove prospettive sul mondo che ci circonda.

mercoledì 10 gennaio 2024

La danza dell'ombra e della luce

In ogni espressione artistica, il contrasto tra ombra e luce gioca un ruolo cruciale. Questi elementi, apparentemente opposti, collaborano per creare profondità, dramma e significato. Esploreremo come il contrasto tra ombra e luce sia impiegato in diverse forme d'arte per arricchire l'esperienza creativa.

Contrasto nel Cinema

Nel cinema, il gioco di luci e ombre non è solo una questione tecnica, ma una scelta narrativa potente. Pensiamo ai film noir, dove l'illuminazione crea un'atmosfera di mistero e suspense. In "Citizen Kane" di Orson Welles, ad esempio, l'uso sapiente delle ombre accentua i temi di potere e isolamento. Il contrasto tra luce e ombra può anche simboleggiare la lotta interna dei personaggi, enfatizzando il loro conflitto emotivo senza bisogno di parole.


Ombra e Luce nella Pittura

I pittori hanno da sempre giocato con l'ombra e la luce per portare le loro tele alla vita. Caravaggio, per esempio, era un maestro nell'uso del chiaroscuro, dove il contrasto drammatico tra luce intensa e ombre profonde crea un senso di volume e profondità. Questa tecnica non solo definisce la forma, ma evoca anche intensi stati emotivi, guidando lo sguardo dello spettatore attraverso la composizione.


Musica: Dinamiche di Suono e Silenzio

Nella musica, il contrasto può essere visto nella dinamica tra suono e silenzio. Compositori come Ludwig van Beethoven, nel suo famoso "Quinto Concerto per Pianoforte", utilizzano contrasti dinamici per creare tensione e rilascio. Questo gioco tra forte e piano, suono e assenza di suono, può provocare una risposta emotiva profonda, guidando l'ascoltatore attraverso un viaggio sonoro.



Fotografia: Catturare il Momento

In fotografia, l'ombra e la luce sono strumenti essenziali per definire la composizione e l'atmosfera. Fotografi come Ansel Adams hanno utilizzato il contrasto per catturare la maestosità della natura, sfruttando le ombre per dare forma e profondità al paesaggio. In ritrattistica, l'illuminazione può rivelare o nascondere dettagli, creando un senso di mistero o enfatizzando le emozioni.



Il contrasto tra ombra e luce è una danza eterna che si manifesta in molteplici forme d'arte. Abbracciare questo gioco di contrasti non solo arricchisce il nostro lavoro creativo, ma ci permette anche di esplorare e raccontare storie che risuonano con la complessità dell'esperienza umana. Come artisti, cogliamo queste sfumature di chiaroscuro per dipingere, comporre, fotografare e narrare storie che catturano l'essenza della vita.

domenica 7 gennaio 2024

Il risveglio dall'inerzia

In una riflessione acuta e penetrante, mi trovo a confrontarmi con la realtà inesorabile del tempo che scorre implacabile. Nella consapevolezza crescente che ogni giorno ci allontana inesorabilmente dalla giovinezza, emergono considerazioni profonde sulla natura effimera della vita e sulla nostra esistenza post-mortem. "Il tempo passa senza dare tregua", una verità universale che ci accompagna silenziosa, spesso ignorata fino a quando la sua presenza diventa così tangibile da non poter più essere trascurata.

Si avverte così, con un'intensità crescente, la difficoltà di concepire una "sistemazione in grazia divina" dopo la morte. Questa realizzazione mette in discussione le tradizionali aspettative di un'esistenza oltre la vita terrena, spingendoci a riconsiderare il significato e il valore del 'qui e ora'. La vita, nella sua unicità e irripetibilità, si presenta come l'unica opportunità autentica di partecipazione attiva allo stato di cose presenti. Non è solo un passaggio transitorio, ma il palcoscenico principale su cui si svolge il dramma dell'esistenza umana.

Questo pensiero stimola una domanda provocatoria: "Per quale motivo stare con le mani in mano ad aspettare che il sole ogni giorno ripeta la stessa sorte in ogni suo scontato tramonto?" In questa interrogazione risiede un invito a scuotere l'inerzia che troppo spesso ci avvolge, a sfidare la passività con cui accogliamo il susseguirsi dei giorni. Il tramonto del sole, benché un fenomeno quotidiano e scontato, simboleggia il passare del tempo - un monito a non dare per scontata nemmeno una frazione della nostra esistenza.

È un richiamo all'azione: "Rimettere in moto la mente e presto, svegliarsi dalla narcosi, lavarsi la faccia e dire: NON SPRECO PIU' UN GIORNO DELLA MIA VITA NELLA STAGNAZIONE MENTALE." Queste parole sono un manifesto di risveglio, un invito a scuotere lo spirito da qualsiasi forma di letargo e apatia. Si tratta di una dichiarazione di guerra contro la stagnazione mentale, una promessa di impegnarsi attivamente nella ricerca di un'esistenza significativa e pienamente vissuta.

La realizzazione della fugacità della vita e l'incertezza della nostra esistenza oltre la morte ci invitano a valorizzare ogni singolo momento. Questa presa di coscienza è un dono prezioso, che ci spinge a vivere con intensità, passione e scopo, rifiutando di rimanere intrappolati in una stagnazione mentale che oscura la luminosità dei nostri giorni.

martedì 27 giugno 2023

Grotte di Frasassi: Meraviglie Sotterranee da Esplorare

Oggi voglio condividere con voi la mia esperienza straordinaria alle Grotte di Frasassi insieme ad Alessandra. Siamo stati fortunati a visitare queste incredibili grotte carsiche situate vicino all'Hotel Terme di Frasassi, a San Vittore, nella provincia di Ancona.

La nostra avventura è iniziata con una visita all'Abbazia di San Vittore delle Chiuse, un monastero benedettino risalente al decimo secolo. Questo affascinante luogo comprende una chiesa romanica e un cenobio benedettino, che ospita anche il Museo Speleo Paleontologico di Genga. L'abbazia è un vero gioiello storico, immerso in una bellezza mozzafiato.

Ci siamo poi incantati davanti a un ponte romano con una torre medievale del quindicesimo secolo che attraversa il fiume Sentina. L'atmosfera medievale di questo borgo ci ha trascinato indietro nel tempo, regalandoci un'esperienza autentica.

Ma il momento clou del mio viaggio è stata la visita alle Grotte di Frasassi. Dopo aver raggiunto il parcheggio della biglietteria, un pulmino ci ha accompagnato all'ingresso delle grotte. L'emozione cresceva sempre di più mentre percorrevamo un tunnel enorme che ci avvicinava all'incredibile spettacolo sotterraneo.

Le Grotte di Frasassi sono semplicemente sbalorditive. Un complesso di grotte con ambienti di dimensioni immense, tra cui l'Abisso Ancona, una cavità di 180 per 120 metri e un'altezza di oltre 200 metri. La sua grandezza è così imponente che al suo interno potrebbe tranquillamente entrare il Duomo di Milano. È difficile descrivere a parole la bellezza e la maestosità di questo luogo.

La scoperta più significativa delle grotte è stata quella della Grotta Grande del Vento nel giugno del 1971, quando Rolando Silvestri scoprì alcune piccole aperture sulla pendice nord del Monte Valmontagnana. Da allora, ulteriori esplorazioni hanno reso possibile ammirare questo meraviglioso spettacolo sotterraneo.

Durante la visita, siamo rimasti affascinati dalle stalattiti e stalagmiti che creano forme uniche e suggestive. La luce artificiale metteva in risalto i colori e le sfumature delle rocce, creando un'atmosfera surreale.

La visita alle Grotte di Frasassi è stata un'esperienza che rimarrà per sempre nel nostro cuore. L'emozione di esplorare queste meraviglie naturali è indescrivibile. Siamo tornati a casa con un bagaglio di ricordi straordinari e la consapevolezza che il nostro Paese nasconde ancora luoghi magici da scoprire.

domenica 19 marzo 2023

La disumanizzazione dell'uomo: la strategia del potere

L'uomo, in quanto esseri dotati di ragione, è sempre stato alla ricerca del significato della sua esistenza e della sua relazione con il mondo circostante. Tuttavia, sembra che la società moderna abbia perso di vista questo compito fondamentale, relegando la conoscenza e la salute a un ruolo secondario rispetto alla produzione e al consumo. Questa concezione materialistica dell'uomo sembra essere la radice di una nuova forma di alienazione, in cui l'individuo è spinto a concentrarsi sulla ricerca del benessere materiale, perdendo di vista l'importanza della formazione culturale e della cura della propria salute.

In questo scenario, il ruolo della scuola e della sanità appare come un peso inutile per il sistema di potere che domina la società. Tuttavia, occorre ricordare che l'educazione e la salute sono i pilastri su cui si regge il benessere individuale e collettivo. L'ignoranza e la malattia, infatti, generano disuguaglianze sociali e compromettono la stabilità dell'intera comunità.

Per questo motivo, la società deve promuovere l'importanza della conoscenza e della cura del proprio corpo, per garantire un futuro sostenibile e giusto per tutti. Invece di considerare l'uomo come una macchina sostituibile, occorre valorizzare il suo ruolo centrale nella società e promuovere la sua formazione culturale e la sua salute come valori essenziali della vita umana.

Solo attraverso una maggiore consapevolezza della propria natura e dei propri bisogni, l'individuo può trovare un equilibrio tra le esigenze della propria esistenza e quelle della comunità in cui vive. La conoscenza e la cura del proprio corpo sono gli strumenti essenziali per raggiungere questo equilibrio, perché solo attraverso di essi l'individuo può liberarsi dall'alienazione e riappropriarsi della propria umanità.

domenica 17 ottobre 2021

La perdita della ragione

Mi risulta difficile credere che vi sia ancora un'insana minoranza che spende il proprio tempo per partecipare a manifestazioni che inneggiano al non vaccinarsi e a trasgredire le regole comportamentali nel contesto di questa grave pandemia. Mi risulta ancora più difficile giustificare che queste persone accettino di essere affiancate da gruppi di estrema destra che per loro natura simpatizzano con periodi storici di totale assenza di libertà. Credo che tutte queste manifestazioni siano l'esplosione dell'ignoranza fondamentale, tra l'altro alcuni noti giornalisti hanno evidenziato molto bene il profilo di gran parte di questi personaggi che partecipano a questi eventi insensati. Persone che non sanno mettere due parole insieme, che hanno costruito le loro convinzioni attraverso la visualizzazione di un eccessivo numero di video pubblicati sui social dove, purtroppo anche qualche uomo di scienza, ha scelto di rendersi schifosamente visibile demolendo proprio quei valori che invece andavano difesi. I no vax, i no green pass, i no tutto...fenomeni perversi e marci di una società senza alcun ideale, dove consumismo, noia, sonno e narcosi hanno determinato purtroppo questa sindrome che di fatto è pericolosa quasi quanto la pandemia. Il riferimento più reclamato da questi abbrutiti è la libertà, la libertà di poter fare quello che gli pare, di rifiutare il vaccino a tal punto da perdere persino il posto di lavoro, le amicizie, il consenso. Una vera e propria comunità di idioti, che non comprendono l'importanza del vivere civilmente come cittadini, come uomini. Parlare di libertà quando loro, per primi, con il loro rifiuto a vaccinarsi contribuiscono ad ostacolare il contenimento della pandemia è un paradosso, come paradosso è l'intenzione di farne una bandiera quasi politica, sfidando persino l'ampia maggioranza di persone che hanno scelto la ragionevolezza. Ritrovarli poi, da non vaccinati, a pesare sul sistema sanitario e in alcuni casi a lottare tra la vita e la morte affetti dalle varianti più pericolose del Covid è ingiustificabile e per quel che mi riguarda non mi restituiscono compassione, ma rabbia. Da sanitario adempio in silenzio al mio dovere trattando ognuno di questi scellerati come qualsiasi altro paziente, ma dentro di me non riesco a risolvere, a metabolizzare, a comprendere. Mi viene da pensare ai popoli poveri di gran parte del mondo, di cui nessuno parla, dove la pandemia da Covid-19 ancora oggi produce migliaia di morti, laddove la copertura vaccinale scarseggia per svariati motivi politici ed economici. Mi viene da pensare che la libertà di informarsi, di esprimere le proprie idee sui social, di poter manifestare liberamente siano conquiste immeritate e sostengo che ci vorrà tanto tempo ancora affinché l'uomo riesca a distinguere in maniera inequivocabile la ragione dalla follia. Ma soprattutto mi auspico che l'umanità riesca a riconquistare gli spazi sociali tangibili, perché probabilmente il vivere dietro uno schermo ad alcuni ha distorto la realtà delle cose.

Stefano Terraglia

martedì 27 luglio 2021

Le piazze dei cialtroni

Sappiamo oramai molto bene cos'è stata la follia nazista e paragonare il green pass, uno strumento a protezione della salute pubblica, alla persecuzione razziale è da idioti ed è anche un'offesa alla storia e alla memoria. Diciamo che la mancanza di ideali, l'ignoranza dilagante, la poca solidarietà, la perdita della coscienza di classe ha ridotto all'abbrutimento gran parte della popolazione mondiale. Una civiltà figlia del consumismo, leoni da tastiera e frustrati che deve trovare semplicemente un modo per sfogarsi e rompere i coglioni. Queste non sono rivolte, ne tantomeno rivoluzioni. Scagliarsi contro le misure sanitarie che malgrado tutto servono per tornare a vivere, è soltanto un modo per ritrovarsi in piazza per cause senza alcun valore a salvaguardia del proprio egoismo. Ogni ideale rivoluzionario o meno, ogni diritto dal più semplice al più importante si conquista male se la società si ammala. Se poi qualcuno cavalca le logiche della disarticolazione approfittando del caos sanitario...ecco quello è un vigliacco, un verme. La piazza ha un grande valore se la si conquista con ideali che hanno un valore. Gente cialtrona che sputacchia e grida "giù la mascherina" andrebbe presa a calci nel sedere, ma non dalla polizia, dal popolo!

sabato 3 aprile 2021

Una miriade di coglioni

A Cuba si stanno sperimentando ben 4 vaccini di cui uno in via finale ed il loro stesso governo si propone di somministrarli gratuitamente perfino ai turisti. Noi, in Europa e di conseguenza in Italia non siamo stati neanche capaci di ottenere ciò che avevamo contrattato. A questo si aggiungono anche coloro che nonostante abbiano avuto la possibilità di vaccinarsi prima degli altri, hanno rifiutato. Siamo un popolo tristissimo, fagocitato dall'ignoranza più assoluta, gonfiato da una miriade di piccole nozioni apprese un po' in qua e un po' in la dal cestino dei rifiuti della rete. Fantasie e fake news condivise tra una scorreggia e l'altra da dietro il monitor di un computer con le mani unte di patatine fritte. E mentre sgranocchi, un cane tristissimo ti gira intorno alle gambe affinché tu lo porti a pisciare o gli butti il pezzetto. E mentre passeggi (tra una pisciatina e l'altra) pensi di aver conquistato la tua platea di amicizie Facebook, (appena 321 amici) perchè ti sei inventato un bel "cuggino che ha un amico medico di cui non ricordi il nome" che ti ha aiutato ad esternare, purtroppo per tutti, la tua ultima boiata sul vaccino. Quando torni a casa trovi una discreta sfilza di "mi piace" dai tuoi contatti. Hai visto che bello? C'è pure zia Franca che la penza (pensa) come me. E prima di dormire... perchè no? Ti spari una bella serie Netlfix catastrofica dove i membri dell'ordine mondiale realizzano un virus per vendere un vaccino ed il vaccino si rivela anche mutante...la serie finisce con una guerra tra sani e mostri, chi vince...il solita/o personaggio negazionista sin dalla prima puntata. Ti senti meglio adesso? Ti sei bombato di entusiasmo? Ma siii, ti ci rivedi un po' nel personaggio? Evvai, scrivi un'altra stronzata su FB e vai a letto. Ecco cosa siamo...fagocitati dai social ad un passo dall'alienazione, intossicati dallo schermo. Ed eccolo la...eccolo...un altro...sta scrivendo su FB che il vaccino può cambiare il DNA...eccolo la il coglione, ha pure una sigaretta in mano, pesa oltre cento chili...e si è dimenticato che il suo rischio maggiore è altrove.

mercoledì 30 dicembre 2020

Insultata la collega vaccinata per prima contro il covid

Ci mancava anche questo triste episodio ad opera di alcuni delinquenti No-Vax che hanno preso d'assalto i profili social della dottoressa Claudia Alivernini, l'infermiera prima vaccinata in Italia contro il Covid, riempiendola di insulti. La pochezza umana incarnata in quei delinquenti non l'ha risparmiata. Sono molti gli episodi dove improvvisati esperti di virologia con la terza media presa a calci nel sedere offrono le loro sconsiderate opinioni un po' ovunque, cercando di demolire le iniziative volte all'invito a vaccinarsi per sconfiggere questa triste pandemia. Ma le offese sui social verso chi ha scelto di vaccinarsi sono dei veri e propri crimini e andrebbero denunciati. A questa triste ondata di ignoranti si aggiunge anche qualche sanitario in cerca di visibilità che con considerazioni complottiste alimenta il fervore dell'esercito di negazionisti idioti. Fortunatamente questi leoni della rete sono una minoranza che si nutre di videini di YouTube, post di pagine farlocche, fake news e consigli del salumiere. Si inventano di avere un "cuggino" che gli ha detto...o un amico che li ha consigliati...o spesso in preda ad una patologica eccitazione fanno coda con i loro commenti ai post più beoti. Si sono svegliati tutti durante il covid ed io li immagino puzzolenti in quanto la poca igiene per loro è una scelta. Niente vaccino,  niente mascherina e forse niente preservativo nei rapporti occasionali, in quanto per loro come non esiste il Covid, forse non esiste neanche l'AIDS e malattie varie. Come riconoscerli? Semplice...leggete come scrivono, come si esprimono,  guardate i loro profili e le loro facce. Hanno la sfiga dipinta negli occhi, non mettono insieme quattro parole e spesso si camuffano dietro pietosi copia-incolla raccattati chissà dove. Come combatterli? Semplice, eliminateli dai vostri contatti, isolateli, fateli ritornare a discorrere al bar o dal lattaio, perché solo chi ha paura di perderli come clienti può dargli ragione, ma è una ragione di circostanza che vale un litro di latte e niente altro.

sabato 27 ottobre 2018

Il bombardamento mediatico sulla scelta dei popoli sovrani

L'impedimento preoccupante di questo paese è l'impossibilità di cambiare lo stato di cose, il muro che qualsiasi idea incontrerà ogni volta. Ogni forza politica, di destra, di sinistra, populista o non populista che si propone o si proporrà per un cambiamento importante, in questo paese, come del resto in tutto il mondo occidentale, non troverà mai una porta aperta. Il vero governo, a quanto pare, non è nella scelta politica dei popoli sovrani, ma nelle roccaforti del sistema mondiale, nell'enorme e inespugnabile cabina di regia che regola il divenire di ogni paese del mondo. Non era così nel passato, i tempi non erano maturi per un concreta amministrazione in tempo reale degli eventi, spesso qualche paese sfuggiva al controllo instaurando un vero e proprio cambiamento, in bene o in male. Oggi è molto difficile, occorrerebbe un insediamento capillare, una rete di opposizione immensa che non potrebbe sfuggire a sua volta al controllo del potere. La tecnologia ha permesso di accelerare i tempi di elaborazione decisionale delle misure di sicurezza con la manipolazione globale dei mezzi di informazione, delle agenzie di rating, delle agenzie di intelligence, degli eserciti. Tutto questo è finanziato dai paesi più industrializzati dove vi è più accesso a capitali e privilegi. Sfondare roccaforti del genere è difficilissimo, paradossalmente potremmo paragonare il tutto al tentativo di sfondare le mura di un castello medievale imponente. Nel mondo moderno le antiche mura e le roccaforti sono rappresentate dall'economia, dal finanziamento, dall'energia e da tutto ciò che occorre per alimentare lo stato di cose presenti. Adesso assistiamo ad un bombardamento senza precedenti verso la scelta politica della maggioranza dei cittadini italiani, verso una scelta democratica, verso una maggioranza scomoda, in quanto punta direttamente a disarticolare la prassi di sistema, le consuetudini obsolete nelle quali ogni privilegio trovava un buon terreno di coltura. Ecco così si spiega l'attuale bombardamento mediatico verso la scelta politica di un popolo sovrano.

domenica 19 agosto 2018

Cronostoria di una colpa

L'italia uscì disfatta dalla seconda guerra mondiale, i partigiani e gli anglo americani liberarono l'Italia, cadde la monarchia e nacque l'Italia repubblicana. Chapeau a chi ha combattuto. Finita la guerra, seppur ancora in povertà, ma chiaramente in sicurezza, la gente iniziò a partorire figli, che durante la ricostruzione crebbero un po' tra le macerie e un po' tra i cantieri. I loro padri negli anni 50 erano ancora in piazza a combattere per i diritti sul lavoro e a disarticolare i rimanenti stralli che ancoravano lo stato sociale al vecchio regime. Arrivarono gli anni sessanta, ripulite le macerie e lottizzati i terreni agricoli, iniziò lo tsunami del cemento. Palazzoni, automobili e lavoro per tutti. I ragazzi nati nel dopoguerra erano diventati tutti giovanotti, figli di uno stato sociale solido, con le loro scuole, le loro fabbriche, la loro Lambretta. I loro padri con la 500, la 600, l'850 ed il borghese con la 1100. Classificati, tutti. Poi arrivò il 68, esplose la contestazione, generata dall'onda nata sulle spiagge del benessere (California) e non certo dalla fabbriche...scontri tra manifestanti e poliziotti, tra ricchi e poveri insomma. Dal cazzeggiamento borghese, successivamente, arrivarono anche gli anni di piombo, dove un manipolo di illusi, uccidendo degli innocenti senza alcun potere esecutivo, volevano fare la lotta per il comunismo, cagati zero persino dall'Unione Sovietica. Poi arrivarono gli anni 80, il culmine, la Milano da bere, il socialismo Craxiano, l'arrivismo, poi gli anni novanta con Berlusconi....insomma i giorni di oggi. Morale della favola? Noi siamo quella generazione, che per la prima volta dal dopo guerra stiamo peggio dei nostri padri e i nostri figli staranno ancora peggio. Possiamo salvarli? Io dico di si! Iniziamo a fare l'opposto di ciò che è stato sino ad oggi, bisogna cambiare tutto!

Stefano Terraglia