Quell'uomo aveva ottantacinque anni quando ebbi il piacere di osservare le sue foto, riposte con cura nei numerosi cassetti di quella sala profumata di carta, tabacco e legno. Semplici foto, niente di che, viaggi, eventi con amici, le due compagne oramai scomparse, un cane e per finire le sue ultime, dedicate alla natura, erano molte, centinaia, forse migliaia. Album sfogliati velocemente perché si stava facendo tardi. Quell'uomo mi disse che sarebbe stato bello se fossi tornato di nuovo a vedere il resto, ma purtroppo scomparve per sempre prima della mia nuova visita. Dopo molto tempo, per una coincidenza, incontrai un suo nipote, l'unico seppi, gli chiesi delle foto di suo zio, ma lui mi disse che non ne sapeva niente e che tra la confusione che trovarono in quella casa molte cose andarono buttate. Sono sicuro che quell'uomo, avendo vissuto prevalentemente da solo, aveva documentato la sua vita non solo per se stesso, da ateo convinto com'era, forse voleva lasciare qualcosa di se al fine di non perdere traccia della sua vita, ma non c'è riuscito. A volte si impiega una vita per sottolineare i suoi aspetti importanti e poi non si ha mai tempo per riviverli, si perde tutto una volta che si spegne la luce davanti ai nostri occhi e chiaramente non è detto che che questi aspetti possano interessare qualcuno.