martedì 22 ottobre 2024

Ritratto di un Artigiano Anarchico: Vinicio Querci

Vinicio Querci, ex idraulico e poeta fiorentino, era un uomo complesso e affascinante, che si definiva un "anarchico nostalgico". Questa espressione racchiudeva la sua visione del mondo e il suo approccio alla vita, un misto di ribellione e malinconia per un passato più autentico. Per Vinicio, l'anarchia non era solo un'ideologia politica, ma un'etica, uno stile di vita che permeava ogni suo pensiero e azione.

Profondamente legato alla natura, Vinicio esprimeva nelle sue poesie e riflessioni un forte desiderio di semplicità e di rispetto per l'ambiente, di ritorno a un'esistenza autentica, lontana dalla frenesia e dal consumismo moderno. Nelle interviste rilasciate a me in occasione del programma radiofonico Steter Show, emergeva chiaramente la sua convinzione che la società avesse perso la propria via, smarrita in un vortice di egoismo, competizione e materialismo. Sognava un mondo in cui gli esseri umani potessero vivere in armonia, riscoprendo il valore della condivisione e della solidarietà.

La critica al consumismo era un tema centrale del pensiero di Vinicio. Vedeva il corpo umano come un'opera d'arte della natura, oltraggiata dalla mercificazione e dalla sessualizzazione imperante nella società moderna. Per esprimere questo concetto in modo provocatorio, realizzò un calendario di foto di nudo che lo ritraevano: un gesto audace, che suscitò reazioni contrastanti ma mirava a scardinare i canoni estetici imposti dai media e a denunciare lo sfruttamento del corpo per fini commerciali. Per Vinicio, il sesso doveva essere vissuto in modo libero e autentico, come espressione d'amore e affetto, non ridotto a un mero atto consumistico privo di significato.

Vinicio era un uomo profondamente riflessivo, che amava contemplare la bellezza della vita e il mistero dell'esistenza. Il valore del tempo emergeva spesso nelle sue poesie, descritto come un bene prezioso da dedicare alla riflessione, alla contemplazione e alla ricerca di un contatto autentico con sé stessi e con il mondo. La poesia era per lui un rifugio, un mezzo per esprimere emozioni e pensieri profondi.

La morte, per Vinicio, non era motivo di paura. La considerava parte del ciclo naturale della vita, un evento da accogliere con serenità, senza accanimenti. Credeva che la morte non dovesse essere un tabù, ma un'opportunità per riflettere sul significato della vita, per vivere ogni istante con pienezza, apprezzando la bellezza e la fragilità dell'esistenza umana.

Vinicio aveva anche una visione critica ma equilibrata della tecnologia. Ne riconosceva le potenzialità come strumento di comunicazione e condivisione, ma temeva che un uso eccessivo potesse allontanare l'uomo dalla natura e dai valori autentici. La sua nostalgia era rivolta a un passato in cui i rapporti umani erano più diretti e meno mediati dalla tecnologia, e auspicava un uso più consapevole di questi strumenti per evitare che l'uomo si perdesse in un mondo virtuale, dimenticando il contatto diretto con la realtà.

Vinicio Querci ha lasciato un'eredità di pensiero e valori che continua a risuonare nel mio cuore. Attraverso le sue poesie, le sue riflessioni mi ha invitato a riflettere sui valori autentici, sull'importanza della natura e sulla necessità di vivere con consapevolezza e rispetto per sé stessi e per il mondo.