sabato 14 giugno 2025

L'eco del dentro: Riflessioni

La dimora, per me, non è fatta di muri, ma di spazi interiori. Spesso, la mia vera "casa" si condensa nell'angolo quieto dove le idee fioriscono e le mani plasmano. È lì, nell'officina dell'anima, che il mondo esterno si attenua e il dialogo con me stesso si fa più intenso.

Se l'orologio svanisse, se il tempo si stendesse illimitato davanti a me, non cercherei conquiste esteriori, ma mi immergerei nell'abisso dell'essere. La mia tela infinita sarebbe la comprensione, la ricerca dell'assoluto, il tentativo di afferrare l'essenza stessa della consapevolezza umana, quell'eco profonda del "sono".

Ho imparato molto dalle cadute. Forse la lezione più preziosa non è stata rialzarsi, ma capire l'importanza di un passo indietro. Allontanarsi da ciò che ha causato la crepa, evitare di ricalcare sentieri già percorsi dal fallimento. Una saggezza amara, ma necessaria per preservare lo spazio interiore.

Negli ultimi tempi, uno sguardo al mondo esterno ha portato con sé una certa disillusione. La cattiveria gratuita, l'ignoranza che sembra sempre più una scelta, lasciano un segno amaro. È difficile armonizzare la delicatezza della creazione con la ruvidezza del fuori.

Eppure, c'è un piccolo, quotidiano rito che ancora mi àncora, che mi fa sentire vivo: la colazione. Quel momento sospeso, tutto mio, con una giornata ancora intatta davanti, è un respiro profondo, un piccolo atto di gratitudine per il semplice esistere, prima che il rumore del mondo torni a farsi sentire. È lì, nel silenzio di un mattino, che ritrovo la mia casa più vera.