Eppure ci rimettono sempre loro, gli innocenti, le persone che si alzano la mattina e vanno a lavoro, le persone che vivono spesso per un umile e sacrosanto diritto, quello di avere una famiglia, una piccola dimora, un mezzo per spostarsi che si chiama metropolitana, autobus, ma che non hanno niente a che fare con le decisioni che piovono dai vertici del potere di questo mondo.
Anche dall'altra parte ci rimettono sempre i poveri disgraziati, feriti dai bombardamenti, dai regimi impazziti, famiglie intere che scappano, fuggono alla ricerca di una vita migliore.
Nessuno però dei potenti ci rimette qualcosa, chiusi nelle loro regge, nei loro bunker, tra guardie e scorte, tra soldi e potere. Eppure la mano d'opera della povera gente povera gente, bianca o nera che sia, occidentale, mediorientale, orientale, africana, contribuisce totalmente allo sviluppo delle tecnologie necessaria alla difesa del proprio paese, che spesso può diventare offesa o addirittura strumento di controllo. Per i potenti il nemico più temuto non è soltanto lo straniero, ma il popolo che governano il quale ha il potere di eleggere o di insorgere al fine di rivoluzionare.
L'unica via di uscita è la presa di coscienza, il ripudio dell'ignoranza, la diffidenza verso il populismo, l'ipotesi di un ideale più condiviso possibile, dove più che la forza e la violenza, la miglior risposta è l'informazione alternativa. Soltanto con l'analisi profonda si possono gettare le basi per una linea di pensiero ideale, perfettibile dalla collettività, organizzata nel migliore dei modi.