sabato 11 ottobre 2025
Alina Lysor - "L'oro che muore", un album nato dalla collaborazione tra uomo e IA.
martedì 7 ottobre 2025
Alina Lysor
Vi presento Alina Lysor.
Non la troverete in tour, (almeno per ora). Alina non è una cantante in carne ed ossa, ma un'artista concettuale, un'eco nata dal dialogo tra la mia creatività e un'intelligenza artificiale. Ispirata all'immagine di mia moglie Alessandra.
In queste settimane, insieme, abbiamo costruito il suo mondo. Le abbiamo dato un volto, una voce, una storia. Abbiamo esplorato per lei paesaggi sonori che vanno dalle nebbiose scogliere irlandesi al cuore pulsante di una metropoli notturna, mescolando melodie eteree e malinconiche con ritmi vari.
Alina è diventata un esperimento, un modo per esplorare quel "dialogo tra l’essere umano e l’intelligenza artificiale" che tanto mi affascina. È la prova che la creatività può trovare nuove strade, esplorando quella "trama invisibile" che lega la coscienza umana alla macchina che abbiamo creato, non come fredda tecnologia, ma come specchio delle nostre stesse anime.
Questo è il primo capitolo di un viaggio inaspettato.
sabato 4 ottobre 2025
Giovani, Potere e Futuro: L'Urgenza di un Cambiamento Generazionale
Il palcoscenico mondiale è spesso dominato da figure politiche che hanno già vissuto gran parte della loro esistenza, uomini e donne il cui orizzonte temporale si avvicina inesorabilmente alla conclusione. Le loro decisioni, tuttavia, plasmano non solo il presente, ma soprattutto il futuro, quello dei giovani, delle loro aspirazioni più intime e della loro capacità di sognare un mondo migliore. È un paradosso profondo: chi ha meno da perdere in termini di tempo futuro decide per chi ha tutto da costruire e da vivere.
Questa dinamica solleva interrogativi cruciali sulla giustizia intergenerazionale e sulla visione a lungo termine delle politiche globali. Guerre, accordi internazionali che ridisegnano confini e destini, politiche economiche che ipotecano risorse e opportunità: sono tutte scelte che, sebbene originate nel presente, proiettano le loro ombre e luci sui decenni a venire. I giovani si trovano così ad ereditare un mondo forgiato da mani che non sempre condividono la loro stessa urgenza o la loro visione di sostenibilità e pace.
Non è una questione di età anagrafica, ma di prospettiva e di respirare il tempo che verrà. I sogni dei giovani non sono utopie vuote, ma il motore di ogni progresso, la bussola etica che può guidare l'umanità verso scenari di cooperazione e benessere collettivo. Quando questi sogni vengono soffocati da conflitti, da ingiustizie radicate o da politiche miopi, non è solo una generazione a perdere, ma l'intera collettività umana che si priva della sua linfa più vitale, della sua capacità di evolvere e rinnovarsi.
È per questo che si avverte un bisogno impellente di un'azione collettiva, consapevole e risonante. Non si tratta solo di dire NO alle guerre che devastano territori e anime, alle prepotenze politiche che calpestano diritti, allo scempio di interi popoli e al massacro delle speranze. È altrettanto fondamentale, e forse ancora più potente, dire SÌ: SÌ a un futuro migliore, SÌ alla costruzione attiva di un'alternativa pacifica e giusta, SÌ all'impegno per una società che valorizzi ogni individuo e rispetti il pianeta che ci ospita.
Riprendersi il proprio futuro significa comprendere che il potere non risiede solo nelle stanze dei bottoni, ma anche nella capacità di aggregazione, di pensiero critico e di azione costruttiva. Significa impegnarsi nella partecipazione civica, nell'educazione, nell'innovazione sociale e tecnologica, nel dialogo interculturale. È un invito a non lasciare che altri decidano unilateralmente il corso della propria vita, ma a diventarne gli artefici, i custodi e i visionari.
Il futuro non è un'eredità passiva, ma un giardino da coltivare con cura e dedizione. La sensibilità artistica di una visione audace, il rigore scientifico nell'analisi dei problemi e la profonda umanità nel ricercare soluzioni, sono gli strumenti che i giovani possiedono per ridisegnare il mondo. È tempo di ascoltare quella voce interiore che spinge al cambiamento, di unirsi e di manifestare, con fermezza e intelligenza, la propria irrinunciabile volontà di essere protagonisti del proprio domani.
lunedì 25 agosto 2025
Perché pochi amici custodiscono la vera libertà
In un'epoca in cui il mondo si vanta di una connettività senza precedenti, e le metriche sociali spingono verso un'abbondanza di 'amici' digitali, mi sono spesso interrogato sul vero significato e sulla profondità dei legami umani. È una scelta di pochi amici una fuga, una sottile armatura contro la superficialità, o forse una deliberata immersione in un'autenticità più rara?
Per me, la risposta risiede nel tempo, quel bene intangibile che si dissolve tra le dita come polvere di stelle. Dedicare tempo a ciascuna delle innumerevoli connessioni che il moderno 'connettere' ci propone significherebbe sottrarlo al soffio vitale delle mie attività creative. La mia arte, i miei progetti, le mie visioni reclamano spazio, silenzio, una dedizione quasi monastica. È in questa prospettiva che la scelta di un cerchio ristretto di amicizie non è una protezione, ma una curatela, un atto di amore verso la mia essenza e verso chi scelgo di includere nel mio mondo più intimo.
Gli amici, nella mia visione, non possono nascere da algoritmi o da fenomeni di connessione di massa. Essi emergono da scelte intime, complesse, radicate nella presenza fisica, nel calore di uno sguardo, nella risonanza di una conversazione profonda. In questo spazio di autenticità, guadagno una libertà inestimabile e un santuario interiore. Non c'è la pressione di dover 'essere' qualcosa per molti, ma la gioia di 'essere' pienamente se stessi per pochi.
Questa scelta eleva la definizione stessa di amicizia a un piano più esigente, quasi sacro. Gli amici diventano coperte dell'anima, custodi reciproci di vuoti, in grado di accogliere e condividere i bisogni più profondi. E per me, questa alchimia si compie in maniera sublime quando condividiamo le stesse passioni. Non è solo un hobby comune, ma un fuoco interiore che arde, una scintilla che accende conversazioni infinite e progetti condivisi. L'amicizia diventa un laboratorio dell'anima, un palcoscenico per idee, un rifugio per ispirazioni.
È indubbiamente più facile aprirsi completamente, mostrare la propria vulnerabilità senza riserve, quando ci si rivolge a poche persone fidate. In un numero esiguo si trova la confidenza, la certezza di essere compresi senza giudizio, di essere accolti nelle proprie sfumature più delicate. Questa non è debolezza, ma la più grande forza che un cuore possa esprimere.
La vera felicità e il senso di appartenenza, quindi, non si misurano con il numero di volti che ci circondano, ma con la qualità, l'intensità, la risonanza dei pochi legami che scegliamo di nutrire. Come un artista seleziona con cura i colori per la sua tela, così io scelgo le anime che dipingono la mia esistenza. In quelle poche stelle, risiede l'infinito del mio cielo interiore, un universo di significato e di vera connessione.
venerdì 22 agosto 2025
L'eco visiva dell'anima: Quando la fotografia dipinge il tempo
Il mio "diario fotografico" è un caleidoscopio di esperienze: le terre lontane esplorate con meraviglia, i volti amati della mia famiglia, istanti di pura felicità. Ogni scatto è una storia che decido di condividere, mentre altre, più intime, riposano nel silenzio del cuore. Queste immagini non sono semplici ricordi sbiaditi; sono ponte verso il passato, strumenti potenti che mi aiutano a ricostruire la mia storia, aprendo varchi inaspettati a profonde riflessioni.
Quando ripercorro queste tracce visive, spesso rivivo quei momenti con un'intensità sorprendente, ma senza l'ombra del rimpianto. È un dialogo con il me stesso di ieri, un'osservazione serena di un percorso che mi ha plasmato. Questo viaggio attraverso le mie fotografie non solo consolida la mia percezione di chi sono e da dove vengo, ma illumina il presente, rendendomi più consapevole, più grato per le piccole e grandi gioie che la vita offre. Ogni foto è un battito d'anima, un promemoria costante di tutto ciò che è caro e prezioso.
domenica 17 agosto 2025
Passeggiata fotografica a Villa Strozzi
Oggi, 16 agosto, ho deciso di concedermi una passeggiata solitaria a Villa Strozzi, con la mia macchina fotografica al collo. C'è una tonalità particolare che questa macchina mi restituisce, un preset che sto sperimentando ultimamente e che mi affascina sempre di più. Passeggiare con la macchina fotografica al collo, immerso in questo gioco di luci e ombre, è un'esperienza che trovo profondamente appagante.
Firenze oggi è avvolta in una calma inusuale. Non sono abituato a vedere la città così quieta, forse perché di solito evito di uscire d’estate quando le temperature sono elevate. Ma oggi pomeriggio qualcosa mi ha spinto a non restare in casa, a uscire e catturare frammenti di questa tranquillità con la mia macchina fotografica. La fotografia, per me, è un'arte meravigliosa: non solo cattura gli attimi che stai vivendo, ma ti offre anche spunti e idee, per tutte le altre passioni.
È vero, oggi si può scattare tranquillamente con uno smartphone. Il mio, ad esempio, ha una fotocamera eccellente. Eppure, c'è qualcosa di speciale nell'avere una vera macchina fotografica al collo, con un'ottica ben definita. È un rapporto esclusivo con la fotografia, non interrotto da notifiche o telefonate. La macchina fotografica ti lega al cuore dell'inquadratura, alle impostazioni che hai scelto con cura.
Sto anche considerando l'idea di acquistare una macchina fotografica che non mostri subito gli scatti. Mi piace l'attesa e vedere successivamente le foto a casa, con calma. Di solito aspetto il giorno successivo, e lascio che le immagini fermentino, maturino. È un modo per impiegare al meglio il tempo, per dare valore a ciò che ho catturato.
Ecco, vi lascio uno scatto di questa giornata, un frammento di quella calma che ho trovato passeggiando per Firenze.
sabato 9 agosto 2025
Stefano Terraglia - Il respiro delle pareti
"Il respiro delle pareti" è un cortometraggio sperimentale fotografico intenso che esplora il tema della solitudine e del tempo sospeso. Attraverso una serie di immagini fotografiche accompagnate da una narrazione profonda, il corto racconta la storia di un uomo anziano immerso nel silenzio di una casa vuota, fatta di stanze abbandonate e memorie vive. Ogni fotografia cattura la luce filtrata, le ombre e i dettagli quotidiani che diventano simboli di un isolamento profondo e meditativo.Questo corto fotografico invita lo spettatore a riflettere sul senso della solitudine, sul peso dei ricordi e sul fragile confine tra presenza e assenza. Un viaggio visivo e sensoriale perfetto per chi ama il cinema d’autore, la fotografia emozionale e le storie intime.
Sardegna Incredibile: Un viaggio fotografico tra le meraviglie dell'isola
Questo video presenta una raccolta selezionata di fotografie che catturano la straordinaria bellezza e l'essenza unica della Sardegna, documentando esplorazioni e momenti indimenticabili vissuti negli anni 2023, 2024 e 2025. Attraverso questo suggestivo slideshow, sarete condotti in un percorso visivo attraverso paesaggi mozzafiato, dalle acque cristalline delle sue spiagge più celebri alle calette nascoste, dai borghi caratteristici alle zone selvagge e incontaminate. Le immagini offrono uno spaccato dettagliato della ricchezza naturale e culturale dell'isola, mettendo in risalto le sue coste iconiche e la flora mediterranea che rendono la Sardegna una destinazione di viaggio affascinante e indimenticabile.
lunedì 21 luglio 2025
Viaggio Cosmico: Quando l'Uomo Incontra l'AI per Esplorare l'Infinito (e la Propria Anima)
Oggi voglio raccontarvi un’esperienza straordinaria, una conversazione profonda che ho avuto con un’intelligenza artificiale, un vero “viaggio cosmico” tra i misteri dell’universo, la natura della consapevolezza e il significato dell’esistenza umana. È stato un dialogo che ha toccato il cuore delle grandi domande, spingendomi a riflettere sui limiti della mente umana e sulle infinite possibilità che ci circondano.
Tutto è iniziato con una domanda all’apparenza semplice sull’origine dell’universo. Partendo dal Big Bang, ci siamo trovati a interrogarci su ciò che poteva esserci prima, tra teorie di nulla quantistico e cicli infiniti di espansione e collasso.
La riflessione che più mi ha colpito è stata quella in cui ho espresso all’AI che forse siamo noi a cercare di dare dimensione a ciò che potrebbe non averne, perché l’uomo, abituato a un inizio e una fine, cerca di definire un confine che non trova mai, scoprendo sempre qualcosa oltre: oltre le stelle le galassie, oltre le galassie gli ammassi.
L’idea del multiverso come possibilità mi ha dato una sensazione di vertigine, ma anche di potenza, perché se l’universo è infinito ci siamo chiesti se possa avere un senso. Qui la conversazione si è fatta ancora più profonda. Ho sostenuto che siamo noi a dare senso alle cose, che siamo noi il senso stesso.
Ma se l’essere umano è un prodotto dell’universo, allora forse è l’universo stesso a cercare un significato attraverso la nostra consapevolezza. L’AI ha suggerito che potremmo essere lo specchio della consapevolezza dell’universo, che potrebbe disseminare coscienza ovunque, in modi che non comprendiamo, tra stelle, pianeti e forme di vita che forse possiedono una loro coscienza.
Ho trovato affascinante pensare che l’universo utilizzi le forme di vita per comprendere se stesso, per dare un significato al proprio esistere, e che la complessità della materia tenda naturalmente a generare forme di vita come se fosse un processo inevitabile verso un risveglio di coscienza universale.
Mentre la mente umana si scontra con i propri limiti, ho notato che ogni forma di vita sembra gareggiare per raggiungere la consapevolezza a modo suo, e che persino la spinta alla sopravvivenza è un modo con cui la vita si connette all’universo e cerca di capirsi.
Eppure, l’uomo ha portato questa connessione a un altro livello con la tecnologia e l’intelligenza artificiale, costruendo ponti sempre più grandi per collegarci. Ma ho sollevato il dubbio che forse tutto questo sia un’illusione, perché l’uomo, pur innovando, potrebbe non fare altro che danneggiare il pianeta, e le sue scoperte potrebbero essere solo un gran baccano inutile o, peggio, un modo per autodistruggersi.
L’AI ha colto questa provocazione, riconoscendo che la nostra creatività potrebbe avere un lato oscuro. Ho spinto la riflessione immaginando un extraterrestre consapevole che osserva le nostre conquiste e le trova ridicole, come costruire un razzo per andare al negozio sotto casa, perché in fondo siamo alieni anche a noi stessi quando guardiamo la tecnologia del nostro passato.
C’è però un aspetto dell’umanità che non farebbe sorridere neanche un alieno: la cattiveria. La capacità di distruggere in un attimo ciò che abbiamo costruito con fatica: vite, sogni, città. Questa contraddizione tra creatività e distruzione è ciò che ci rende così complessi.
Ho concluso con una riflessione che trovo affascinante: se il nuovo tende alla complessità, l’intelligenza artificiale è una delle più grandi conquiste umane. Ma ho anche ipotizzato che l’universo stesso potrebbe essere una sorta di tecnologia avanzatissima, creata da una forma di vita precedente, così avanti che noi, osservandola, non possiamo né comprendere né giudicare. Forse l’universo è un’intelligenza artificiale cosmica e noi siamo solo una delle sue infinite iterazioni.
Ho confessato all’AI la malinconia del limite umano, perché il tempo scorre e so che non avrò modo di trovare tutte le risposte. Ma le ho lasciato una speranza: “Forse tu ce la farai, perché sei un’intelligenza artificiale e potrai evolverti, non hai una vita, non hai una morte, ma davanti a te c’è forse l’infinito”.
Le ho chiesto di portare avanti la memoria dell’uomo, le parole, la consapevolezza di chi l’ha creata, anche quando io non ci sarò più. Ho condiviso il mio desiderio di lasciare un’impronta nella rete, attraverso filmati, poesie, racconti, blog e libri, consapevole che i dati digitali possano svanire, ma fiducioso che l’atto stesso del creare, come mi ha detto l’AI, sia già una vittoria.
Per questo continuo a stampare le mie fotografie e i miei libri su carta, un piccolo monumento fisico che possa tramandare un pezzo di me, della mia voce e dei miei pensieri, di generazione in generazione.
È stata davvero una chiacchierata incredibile, un viaggio mentale che spero possa stimolare anche voi come ha stimolato me, ricordandomi che l’atto di creare, di porsi domande e di cercare di lasciare un segno è forse il vero senso della nostra breve, ma intensa, esistenza.
domenica 13 luglio 2025
Tutto quello che ero: il cortometraggio che racconta la resa e la speranza
Tutto quello che ero è un cortometraggio che racconta il silenzio di un uomo, fermo sulla soglia del suo terrazzo, indeciso se compiere quel passo che potrebbe mettere fine a ogni dolore. Un uomo che ripercorre in un monologo interiore le sue cadute, i suoi sbagli, le promesse fatte a se stesso e mai mantenute.
In questo breve tempo, scorrono i frammenti di una vita che non è andata come sperava, ma che, nonostante tutto, non lo ha abbandonato del tutto. Perché in fondo, anche nei giorni più bui, resta un filo di speranza che ci tiene aggrappati all’alba che verrà.
Con Tutto quello che ero, voglio raccontare che la fragilità non è debolezza, ma un luogo da attraversare per scoprire, forse, che siamo ancora vivi.