martedì 14 giugno 2016

Amici miei

Considerando che i tre film sono stati girati in epoche diverse a distanza di molti anni l'uno dall'altro, noto comunque, progredendo con gli atti, una leggera carenza poetica costante. E' spesso considerazione comune giudicare l'atto successivo di ogni film come peggiore del precedente, sottovalutando che tutto ció puó dipendere dalla perdita dell'entusiasmo.
Nella trilogia di "Amici miei" gioca molto il cambio della regia, che nell'ultimo atto, (Amici miei atto III), é passata da Mario Monicelli a Nanny Loy. Pur ammettendo la bravura di entrambi i registi, Nanny Loy, a mio avviso é piú carente nel sottolineare alcuni aspetti riflessivi, molto evidenti nei primi due atti. Essendo, io, nato e cresciuto a Firenze riconosco in Monicelli un'attenzione superiore nell'evidenziare quel carattere tipico del fiorentino di fare spesso ironia sulle disgrazie altrui. Al toscano piace canzonare anche l' amico del cuore pur non sottraendosi con la propria presenza a volte generosa e a volte opportunista.
In sostanza il toscano vuole bene alla sua maniera, ma sa anche incassare il peggio essendo permalosissimo per un'ora al massimo. Un ritratto dell'amicizia alla toscana contenuta in tutti e tre i film con un cast d'eccezione, attori storici e di provata bravura: Ugo Tognazzi, Adolfo Celi, Philippe Noiret, Gastone Moschin, Renzo Montagnani e nel primo atto Duilio Del Prete.
L'idea letteraria del film nasce dal grande Pietro Germi che scomparse prima della fine della prima stesura della sceneggiatura. Con una fotografia poco impegnativa, ma con una capacità enorme degli attori nel catturare l'attenzione al di la dei loro contorni, i tre atti di Amici Miei sono da collocarsi tra i primi posti nella storia del film comico italiano.