giovedì 1 ottobre 2015

La narcosi collettiva

Mi sono ritrovato più volte a scrivere al proposito della "narcosi collettiva", un problema causato dalla rassegnazione, dalla perdita di ideali, ma soprattutto generato dall'informazione controllata dal potere.
Un falso buonismo da anni sta imperversando le reti televisive, alimentato dalle false lacrimucce di giornalisti e conduttori che si occupano principalmente di casi di cronaca, situazioni che lavorano al ventre di milioni di telespettatori, tralasciando ogni verità che il potere si riserva di non far trapelare.
Non far trapelare le verità spesso è una misura strategica dei poteri assoluti al fine di non far destare il dissenso tra le masse. Assistiamo così a palinsesti di informazione totalmente filo governativi, che non concedono al dissenso alcuno spazio. 
Ultimamente si percepisce anche un chiaro coinvolgimento di qualche opposizione in questo progetto di manipolazione delle coscienze, in quanto i nostri politici continuano a pretendere di regnare a vita nei palazzi, una volta stanno nel governo, una volta all'opposizione, ma sempre e comunque nei palazzi. Nomi stagnanti che da anni risuonano nelle prime pagine dei giornali, dei telegiornali, nei siti Internet di regime, nomi che tutti conosciamo, su di loro, contiamo l'avanzare dei capelli bianchi sulle loro teste e il progredire delle loro rughe. Intorno a loro un vero e proprio cast tecnico di giornalisti e presentatori che idealizza, realizza, programma e poi trasmette queste messe in scena, durante le ore migliori, per ottenere il massimo audience. 
Tutto questo produce familiarità, voci amiche, un po' com'era il Mike Bongiorno, personaggi che potrebbero essere estrapolati dal teleschermo e fatti accomodare nel salotto di casa. Personaggi che il pubblico si illude inconsciamente di conoscere e che sogna di avanzargli persino una stretta di mano o chiedergli un "selfie" insieme.
Il martellamento continuo causa la narcosi collettiva, un processo a mio avviso degenerativo della capacità di decidere, di avere una posizione propria, un processo che impedisce ad ognuno
di maturare un proprio ideale. Di questo passo non avremo più la forza per comprendere e rialzarsi, per avanzare un cambiamento, per contrastare, per dire NO.
Dipende da noi, dipende esclusivamente dalla capacità di ognuno di risalire a galla in qualche modo e tornare a respirare in superficie, la cura? Guardare altrove, dove i colori sono diversi da quell'unico grigio che procura il vomito.