venerdì 4 settembre 2015

L'era del piccolo dissenso

Le nostre lotte, il nostro dissenso, si è ridotto veramente ai minimi termini. Sempre più spesso vediamo nelle strade piccoli gruppi di persone, sotto la bandiera di un piccolo partito sconosciuto, di un comitato, di un'associazione, che protesta per conto proprio. Piccole manifestazioni di cento, al massimo duecento persone, organizzate in date diverse, in quartieri sconosciuti, in circostanze di mancanza di visibilità. Questa è la nuova Italia del dissenso, fatta di bandierine di tutti i colori, rosse, verdi, arancioni, arcobaleno, ognuno che protesta per conto proprio, con palloncini, con stelle filanti. Tutti in fila, tutti educati, con un esercito di agenti di pubblica sicurezza in tenuta da sommossa sempre dietro, pronti a tirar manganellate appena qualcuno non rispetta le regole della pubblica piazza. Tutto questo a mio avviso non serve a niente. In Italia manca un grande partito, un grande sindacato, un grande ideale che possa essere sufficiente per unire il dissenso e in un certo senso mettere in difficoltà il potere. I diritti più importanti dei lavoratori, delle famiglie, dei cittadini, si sono ottenuti quando esistevano grandi partiti all'opposizione, dei veri partiti che facevano l'interesse delle masse e non delle tasche dei propri esponenti. La storia ne è testimone, i nostri padri lo sono ancora di più quando parlano delle loro lotte, delle vittorie sindacali, del patrimonio che ci hanno lasciato.
E Adesso? Tutto ci viene tolto, pian piano, ogni diritto conquistato con lotte disperate scompare e la cosa che più fa pensare è che scompare senza un grande dissenso. Mentre ogni conquista viene cancellata, la gente non riesce ad organizzarsi. Solo qualche uomo o donna di buona volontà riesce a tirar su quel girotondo di bandierine che fa tenerezza di fronte alle roccaforti del potere.